Investimenti Esteri
Non è più necessario recarsi presso una filiale fisica di un istituto di credito, ma si può richiedere l’emissione di una carta di credito, soprattutto ricaricabile, o un mezzo per ricevere pagamenti elettronici, sostitutivo del POS bancario, stando comodamente seduti a casa nostra utilizzando lo smartphone.
Noi possiamo facilmente confrontare le offerte che ci vengono proposte on - line scegliendo la migliore in base alle nostre esigenze: effettuare pagamenti, gestire il risparmio, effettuare piccoli investimenti, fare trading on line, incassare somme di denaro dai nostri clienti, ecc… .
Una volta scelta l’offerta che riteniamo migliore non rimane che sottoscrivere il contratto, con tutte quelle clausole presenti……magari in piccolo……che poi, tanto, sono standard…… quindi iniziamo la procedura con la sequenza di “accetto”.
Tralasciando la pericolosità di accettare un contratto che non abbiamo letto, voglio porre l’attenzione sul rischio fiscale che corriamo e che oggi è sempre più diffuso.
Molti di questi servizi sono offerti da istituti di credito esteri, sicuramente affidabili o leader del settore, ma che non offrono il servizio tramite una sede italiana. Tra quasi tutti gli Stati, oramai, vige l’obbligo di comunicare se un cittadino possiede un investimento finanziario fuori dal suo Stato di residenza. Quindi l’amministrazione finanziaria Irlandese, ad esempio, comunicherà all’Agenzia delle Entrate italiana che il signor Rossi ha un investimento finanziario in Irlanda.
Se è vero che la normativa prevede che io possa avere dei beni all’estero, finanziari e non, e che nessuno mi verrà a contestare questa situazione, è altrettanto vero che io potrei avere degli obblighi dichiarativi e delle tasse da pagare. In particolare, per i beni posseduti all’estero, vige l’obbligo di compilazione del quadro RW nella propria dichiarazione dei redditi, con l’eventuale calcolo di IVIE e/o IVAFE.
Per la compilazione del quadro RW esistono dei limiti di valore sotto la quale non vige l’obbligo dichiarativo. Questi limiti sono diversi per ogni tipo di investimento, ma soprattutto dobbiamo conoscerli per sapere se è necessario compilare il quadro RW oppure no. Tutto ciò al fine di evitare un accertamento da parte dell’Agenzia delle Entrate per aver omesso la comunicazione degli strumenti finanziari che possediamo all’estero.